RIFIUTI: L’INCENERIMENTO NON E’ LA SOLUZIONE
Il presidente di Federconsumatori Sicilia Alfio La Rosa è stato ospite, domenica 21 febbraio, alla tavola rotonda organizzata da Zero Waste Sicilia ad Augusta. Il convegno è stato un momento utile per fare il punto sulla situazione/emergenza rifiuti in Sicilia e sui motivi di base che impediscono, ancora oggi, l’avvio di un sistema di raccolta, riciclo e recupero dei materiali considerati “rifiuto”.
Federconsumatori Sicilia, aderendo all’iniziativa per la conversione ecologica dell’economia siciliana, rifiuta il concetto stesso di rifiuto. L’associazione, inoltre, si è già più volte dichiarata contraria agli inceneritori. Di seguito l’intervento di La Rosa alla tavola rotonda di Zero Waste Sicilia:
Questa, invece, la posizione ufficiale di Zero Waste Sicilia in tema di rifiuti:
La continua emergenza rifiuti siciliana ha molteplici cause. A parte la questione culturale per la quale gli amministratori considerano i rifiuti un problema e non una risorsa pubblica, importanti
radici del problema stanno nel sistema politico-clientelare che ha governato e governa la nostra isola. Un sistema che si è stratificato, incistato e amalgamato col modo di operare di istituzioni, aziende e cittadini. Le istituzioni sono pregne dell’incultura e degli interessi anche personali della tecnocrazia come della politica. Una classe dirigente selezionata, se di selezione si può parlare, senza tenere conto dell’interesse pubblico, ma per favorire precisi interessi privati e illegali se non addirittura corruttele, nella quale il principale criterio di scelta non è stata quasi mai la competenza specifica dei nominati ma l’appartenenza a gruppi di potere e/o la fedeltà a La natura del problema rifiuti è triplice:
a) ne facciamo troppi e troppo velocemente;
b) la nostra follia ci porta a smaltirli in discariche ed inceneritori senza tenere conto che non possiamo disintegrarli;
c) la politica è succube di potentati economici che si arricchiscono col business dello smaltimento/incenerimento.
E dire che per ogni milione di tonnellate di materiali recuperati e riciclati si possono creare oltre 2000 posti di lavoro ed incassare €40 milioni, mentre smaltirli costa da €150 a €200 milioni, oltre ai costi di gestione ed ambientali! Ma invece di materiali pregiati abbandonati, la erronea soluzione tecnologica che viene prospettata è quella di bruciare i rifiuti (CSS) in mega-inceneritori, quindi scioccamente pagando per distruggere potenziali risorse.
E ancora, i tentativi di recuperare materia per trasformare gli scarti in risorse pubbliche nonché ridurre la TARI, da parte dei comuni virtuosi, si infrangono contro una macchina politico-amministrativa che sembra progettata per trasformare risorse di tutti nel lucro di pochi potenti. La mancanza di impianti di compostaggio e di impianti di separazione della frazione secca, pur previsti nel piano regionale, impedisce che la raccolta differenziata porta a porta sia remunerativa. La insufficienza degli impianti di trattamento meccanico-biologico in ingresso alle discariche le rende illegali (non solo ammorbanti ed insalubri) ed i siciliani dovranno affrontare persino le relative sanzioni europee. A valle di tali impianti, poi, sarebbe possibile recuperare ulteriormente materiali dal secco indifferenziato o produrre materiali plastici multicompositi (le Fabbriche dei Materiali), invece che combustibile inquinante (CSS).
In Sicilia la situazione è aggravata dalla incapacità della classe politica che ha portato il sistema nel caos e, forse con dolo, all’ennesima emergenza. Il sistema SRR non è mai entrato pienamente in funzione ed ha due difetti strutturali: l’SRR è una società di diritto privato e deresponsabilizza i sindaci. Il sistema dei mini ARO, invece, non consente di ottenere economie di scala e non dà ai comuni possibilità di recuperare efficacemente i materiali post-consumo. Va cercata un’altra via, che a nostro parere poggia su organismi consortili di dimensioni sufficienti per gestire impianti di recupero, e per applicare i criteri di gestione sopra descritti.